giovedì 12 giugno 2014

Cos'è la Psicologia Sociale?

Psicologia sociale = scienza che si occupa dello studio delle interazioni tra le persone (la definizione più importante rimane quella di Gordon Allport).

  • La sfida principale è poter riuscire a fare delle inferenze sulle persone che siano attendibili affidandosi alla mera osservazione del comportamento manifesto.
Nella psicologia sociale, è importante considerare la presenza degli altri che svolge un ruolo molto importante nell’influenzare il comportamento;
la presenza è:
-Oggettiva: essere fisicamente insieme ad altre persone
-Immaginata: fantasticare e immaginare di trovarsi tra altre persone
-Implicita: riguarda come l’interazione tra individui attribuisca significato alle cose (es: le normeà tendiamo ad uniformarci e a comportarci in determinati modi anche se siamo da soli.

Per spiegare un fenomeno sociale si possono adottare due livelli di spiegazione:
1)     Prospettiva riduzionista: ridurre tutto a una prospettiva inferiore  per la spiegazione di un fenomeno. Il problema di questa prospettiva è che non è in grado di dare una risposta alla domanda scientifica di partenza, perciò il livello di analisi o di spiegazione di un fenomeno deve coordinarsi con il livello al quale ci si è posti la domanda.
È  stata molto criticata
2)     Willem Doise ha cercato di fare chiarezza spiegando che in p.s.  esistono 4 livelli differenti:
I)                   Intrapersonale: è una psicologia individuale che spiega qualcosa riferendosi solo ai tratti interni.
II)                Interpersonale e situazionale: studio delle relazioni tra l’io e l’altro.
III)              Posizionale: Studio delle relazioni nei gruppi.
IV)              Ideologico: Rapporto tra l’io e la società.
La psicologia non è comunque una scienza a se stante ma ha diversi “parenti stretti” è questo potenziale interdisciplinare è uno dei suoi punti di forza.
È considerata quindi una scienza non per quello che ricerca ma per come fa ricerca

METODI DI RICERCA

  • ESPERIMENTO

  1. sviluppo di ipotesi
  2. raccolta dei dati
  3. sperimentazione sistematica
  4. verifica della teoria (* nessuna teoria è vera perché logica è sensata, ma la sua validità si verifica con la sua corrispondenza di fatti pubblicamente verificabili).
I principali problemi sono:
Confusione: situazione in cui c’è covariazione di due variabili e non si sa quale sia a provocare l’effetto.
Effetto pavimento/soffitto: richieste troppo impegnative o semplici  che riducono o esagerano la risposta (es: chiedere di dedicare 12 ore settimanali al volontariato/ chiedere 20 cent in beneficenza).
Intenzionalità dei soggetti.

Lo sperimentatore deve mantenere i livelli pari a un realismo mondano (condizioni simili a quelle quotidiane) e adottare un realismo sperimentale (stabilire condizioni che abbiano forte impatto psicologico).

  • METODI NON SPERIMENTALI
Metodi che sono adottati quando risulta impossibile fare una vera e propria sperimentazione perché si tratta ad esempio di tematiche etiche  e il problema principale è che non avviene alcuna manipolazione delle variabili e risulta molto difficile giungere a conclusioni di rapporti causa-effetto.
  1. Esame della correlazione: voglio vedere se i cambiamenti di una variabile si combinano con quelli di un’altra senza stabilire quale delle due sia la causa.
  2. Ricerca d’archivio: è basato sulla collezioni di dati raccolti da altri ed è usato soprattutto per l’indagine di fenomeni passati molto ampi. Il rischio più grande è l’inattendibilità perché chi conduce questo tipo di ricerca non ha il controllo sui dati precedentemente raccolti.
  3. Studi di un caso: Analisi approfondita di un caso singolo soprattutto di un fenomeno raro e inusuale attraverso interviste e questionari; i principali problemi riguardano il fatto che lo sperimentatore potrebbe essere sensibile alle ipotesi e che il partecipante potrebbe dar emergere ad esempio la paura del giudizio e i risultati non possono essere estesi ad altri casi.
  4. Analisi del discorso: studio di una conversazione per quanto riguarda ciò che le persone dicono e ciò che celano dietro alle loro parole; per interpretare un discorso e rilevare gli atteggiamenti contenuti è comunque necessaria un’ampia esperienza.
  5. Ricerca basata sull’inchiesta: interviste o questionari riguardanti atteggiamenti e comportamenti del campione esaminato.
  6. Ricerca sul campo: il ricercatore diventa una figura invisibile che osserva ciò che accade e lo monitora.
Ovviamente, in tutte le modalità della ricerca è importante il tema dell’etica, un insieme di principi stabiliti dall’APA riguardanti soprattutto la tutela del partecipante al danno, alla privacy, all’inganno, al consenso, alla trasparenza, diritto al colloquio di debriefing.

STORIA DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
1. La psicologia sociale nasce a partire dalla figura di Hegel che influenzò una cerchia di personaggi che si definirono demopsicologi:
1860à Steinhal e Lazarusà pubblicazione di una rivista sulla psicologia dei popoli (successivamente approfondita da Wundt) in cui si trattava di mente collettiva per definire la modalità di pensiero sociale che sta nell’individuo e il pensiero transindividuale.
2. Fine 800-inizio 900à Gustave LeBon e McDougallà approfondirono il concetto di mente di gruppo per definire come le persone cambiano in presenza di altri e diventano più aggressive e antisociali.
Tra le prime problematiche affrontate dai primi psicologi sociale c’era quella dell’adozione di un processo Top-Down (gruppoàindividuo) o Bottom-Up (individuoà gruppo).
Per opera di Tarde si adotto un metodo Bottom Up e vennero scritti i primi manuali (nei primi anni del 900).
3. Più tardi emerse la figura di Allport che basandosi sugli studi condotti da Watson affermò che la psicologia sociale sarebbe diventata una scienza solo se sperimentale e così vennero avviati i primi esperimenti nei laboratori già esistenti studiando dapprima gli atteggiamenti (Hovland), poi i gruppi (Lewin) , infine la Leadership (Lewin, Lippit, White) e le dinamiche di gruppo.
La leadership della psicologia sociale era tenuta dagli Stati Uniti grazie alla crescita industriale rapida di quegli anni, ai potenti flussi migratori e alla grande disponibilità di risorse per ricostruire i centri distrutti dopo la guerra. Gli psicologi sociali iniziarono ad interagire tra di loro e risultarono maggiormente interessati allo studio dei gruppi e delle relazioni diversamente dagli americani che erano più interessati all’aspetto individuale e interpersonale.
4.Dagli anni 60 in poi, dopo la costituzione dell’associazione europea di psicologia sociale si è verificata una crescita graduale della disciplina in europa, una maggiore fiducia e maggiore interesse.



Le principali figure che hanno influenzato la psicologia sociale in europa sono stati Tajfel (teoria dell’identità sociale) e Moscovici (discussione sulle rappresentazioni sociali).

Nessun commento:

Posta un commento

Commentate qui, cercando di non utilizzare linguaggio scurrile e/o offensivo per le altre persone.