La psicologia sociale studia come pensieri, sentimenti e
comportamenti siano influenzati dalle persone che ci circondano e a loro volta
come noi stessi le influenziamo. Il pensiero è il linguaggio simbolico che
usiamo interiormente e di cui siamo consapevole mentre la cognizione è l’insieme dei processi mentali che spesso sono
inconsci di cui ci accorgiamo solo facendoci attenzione; inoltre la cognizione permette di elaborare,
pianificare e comprendere le informazioni percettive al fine di pianificare e
prevedere le proprie azioni o comportamenti.
LE NOSTRE IMPRESSIONI SUGLI ALTRI
Cognizione Sociale: insieme
di processi e strutture che influenzano il comportamento sociale e ne sono a
loro volta influenzate. Il padre può essere considerato Kurt Lewin che sosteneva
che il comportamento potesse essere meglio interpretato se considerato in
funzione dei modi in cui le persone percepiscono il loro mondo e lo manipolano
collegandoci anche le proprie rappresentazioni mentali. Esistono attualmente
numerose teorie:
1)
coerenza cognitiva: le persone cercano di limare
l’incoerenza tra le proprie idee in quanto si sentono a disagio quando si
trovano in tale situazione di contraddizione e perciò si impegnano a farlo
modificando talvolta il comportamento e gli atteggiamenti.
2)
Teorie attribuzionali: il modello dello
scienziato ingenuo secondo cui le persone hanno bisogno di trovare delle
giustificazioni e delle cause reali a tutto ciò che succede in quanto bisogna
essere razionali e scientifici in ogni situazione. Questo perché siamo propensi
a giungere a conclusioni affrettate e poco accurate in quanto siamo
economizzatori cognitivi.
Attualmente la cognizione sociale
studia come la nostra cognizione sia influenzata dai contesti e come influenza
i nostri comportamenti. Si può parlare anche di neuroscienza sociale. In
sintesi, le persone per natura, esprimono emozioni diverse in situazioni
differenti ma soprattutto valutano in modo continuo ciò che le circonda.
Secondo il modello dell’infusione dell’affetto, il nostro giudizio sugli altri
è molto influenzato dall’umore e dallo stato affettivo soprattutto quando
abbiamo bisogno più tempo per pensare, ed elaboriamo in modo più attivo i
dettagli di uno stimolo.
Le impressioni sugli altri sono il risultato di un processo
ciclico e continuo che facciamo in ogni momento della nostra vita in cui ci
troviamo difronte a qualcuno o solamente pensiamo a qualcuno. Quando andiamo a
descrivere una persona, lo facciamo soprattutto sulla base della sua
personalità tuttavia la nostra impressione è influenzata da alcuni attributi
che possono essere tratti centrali o periferici. (ASCH) i tratti centrali hanno
una maggiore influenza sull’impressione rispetto a quelli periferici. Inoltre
secondo Asch un tratto è centrale se ha un’elevata correlazione con un altro
tratto come ad esempio la dimesione caldo/freddo rispetto alla dimensione
diplomatico/diretto.
Principali attributi che ci
influenzano sono:
1)
Secondo lo psicologo George Kelly, nel formarci
le impressioni, facciamo uso di alcuni costrutti
personali che secondo David Schneider ci permettono di formulare delle teorie implicite della personalità per
spiegare o rappresentare gli altri o il loro comportamento che sono un insieme
di principi relativi a tutte le caratteristiche che formano determinate
personalità.
2)
L’ordine con cui si ricevono le informazioni
relative a una persona (effetto primacy o recency).
3)
L’apparenza (aspetto fisico) che possiede un
effetto primacy potentissimo
SCHEMI E CATEGORIE DEL NOSTRO PENSIERO SOCIALE
Schema: insieme definito di cognizioni legate tra di loro
che ci aiuta nella comprensione di una persona o situazione attraverso un
processo top-downà
creazione di un impressione generale sulla base di preconcetti e conoscenze
pregresse.
- Schemi di persone: idiosincratici che ci formiamo su persone specifiche (amici stretti)
- Schemi di ruolo: strutture conoscitive riguardanti chi ricopre un determinato ruolo (medici, piloti)
- Script: schemi di eventi
- Schemi di sé: riguardano se stessi e sono diversi e complessi rispetto a quelli che riguardano gli altri.
- Schemi senza contenuto: regole per elaborare le informazioni.
L’applicazione di uno schema specifico richiede la
categorizzazione dell’oggetto. Le persone possono rappresentare le categorie
come prototipi (insiemi sfuocati di caratteristiche organizzare attorno a una
rappresentazione ideale che è il prototipo) oppure come esemplari (specifiche
istanze rappresentate da singoli membri di una categoria). La familiarizzazione
con una categoria prevede il passaggio dall’uso di prototipi all’uso di
esemplari.
Gli stereotipi (immagini valutative di un gruppo e dei suoi
membri ampiamente condivise) invece sono schemi sociali che se applicati a una
minoranza e basati sul pregiudizio di quest’ultima sono detti
etnocentrici(valutati ed apprezzati da tutti i membri). Per la definizione di
Allport, gli stereotipi sono immagini create dai membri del gruppo con lo scopo
di fare differenze tra i gruppi, sono delle scorciatoie cognitive usate dalle
persone per creare impressioni rapide sulla gente, hanno una funzione adattiva
e sono difficili da cambiare ma molto semplici da utilizzare, alcuni sono
acquisiti precocemente e diventano più ostili e marcati se nascono tensioni e
conflitti.
Nel momento in cui ci affidiamo a delle categorie per
gestire le nostre percezioni, possiamo produrre anche delle distorsioni dello
stimolo; questo effetto è stato chiamato da Tajfel principio di accentuazione
secondo cui diamo maggiore importanza a ciò che fa parte della stessa categoria
in quanto per noi molto simile , e a ciò che appartiene a categorie diverse
perché appunto siamo molto incerti sul giudizio da dare e pensiamo di stare
categorizzando qualcosa di davvero importante. Quindi le categorie sono la base
degli stereotipi che si creano nei gruppi, gestiscono le relazioni intergruppo,
sono fondati, forti e definiscono le identità al gruppo.
Uso degli schemi: gli schemi maggiormente utilizzati dalla
persone sono basati sull’utilizzo di categorie di base che permettono di
effettuare una distinzione ottimale di chi fa parte di un gruppo o meno. Si
utilizzano anche tratti distintivi come il colore della pelle e schemi
soggettivi. In ogni caso gli schemi che usiamo sono circoscrittamente accurati
in quanto ottimizzano il compromesso tra una cognizione top-down rapida e una
bottom-up più scrupolosa. Questo compromesso è governato dai costi dell’errore
e dell’indecisione; se i costi dell’errore sono elevati
ci fanno fare più attenzione ai dati e utilizzare schemi più accurati. I
costi sono rilevanti se le conseguenze delle azioni influenzano ricompense o
punzioni. I costi dell’indecisione invece se sono elevati, le persone prendono
velocemente se loro decisioni e impressioni; sono rilevanti quando la decisione
va presa sotto pressione del tempo.
Acquisizione degli schemi: soprattutto dal contatto diretto
con ciò che fa parte di una categoria. Lo schema si può arricchire,
complessarsi, organizzarsi.
Cambio degli schemi: siccome danno ordine e coerenza a un
mondo sociale, non sono facilmente modificabili. Diventano modificabili se si
rivelano sbagliati in tre modi:
-registrazione: accumulo di tante prove a sfavore.
-conversione: cambio all’improvviso in seguito a prove
discordanti
-formazione di sottotipi: rimedio alle prove sfavorevoli
PERCEZIONE E RICORDO DEGLI ALTRI
Codifica sociale: processo attraverso cui internalizziamo
gli stimoli esterni nella nostra mente:
a)
analisi preattentiva: scansione inconscia e
automatica della situazione
b)
attenzione focalizzata: identificazione e
categorizzazione degli stimoli
c)
comprensione: attribuire significato agli
stimoli.
d)
Elaborazione inferenziale: collegamento
stimolo-conoscenze.
Il processo di codifica è dipendente dalla nostra attenzione
a sua volta influenzata da:
a)
Salienza: proprietà che distingue uno stimolo da
altri e cattura la nostra attenzione e può essere considerato più influente.
b)
Accessibilità: caratteristica delle categorie
che usiamo maggiormente perché coerenti con i nostri obiettivi, necessità e
aspettative e vengono attivate facilmente: effetto priming.
Dopo l’attivazione di una categoria, avviene
l’interpretazione degli stimoli in maniera coerente ma se le persone si rendono
conto di avere attivato una categoria possono contrastarne l’impiego.
La memoria delle persone è costituita da ciò che ricordiamo
ma molte volte possiamo creare delle impressione “on-line” se decidiamo di
basarci solamente sui dati in entrata. La memoria agisce attraverso reti di
associazioni formate da nodi o idee collegati tra loro attraverso legami più o
meno forti che si rinforzano in seguito all’utilizzo. Bisogna considerare che
un informazione incoerente con l’impressione che possediamo di qualcuno attrae
la nostra attenzione generando cognizione ed essendo perciò ricordata meglio.
L’accuratezza della memoria è maggiore per i volti e minore per persone non
appartenenti al nostro gruppo, o per ciò che riguarda eventi che richiedono il
testimone oculare. Ricordiamo i tratti delle persone sottoforma di concetti
astratti spesso casuali che sono stati inferiti da un determinato
comportamento.
La memoria delle persone può essere organizzata per
individuo o per gruppo. Nella maggior parte dei casi lo facciamo per individuo
e questo permette di produrre ricordi ricchi e accurati soprattutto quando le
persone sono importanti per noi. La memoria di gruppo è utilizzata soprattutto
per i primi incontri quando inizia a delinearsi l’impressione.
INFERENZA SOCIALE
Modo in cui elaboriamo le informazioni per formare delle
impressioni sulle persone ed esprimere giudizi su di essi. Per fare questo comunque cadiamo vittime di
alcuni errori sistematici.
- Correlazione illusoria: esagerazione cognitiva della frequenza con cui si manifestano contemporaneamente due stimoli o eventi o percezione di una correlazione che è inesistente. Alla base di questa tendenza, secondo Chapman, ci sono il significato associativo secondo cui consideriamo associati due elementi perché secondo noi dovrebbero essere, e la differenziazione condivisa secondo cui si considerano gli elementi associati perché condividono caratteristiche del tutto inusuali. Si trovano entrambi alla base dell’attivazione dello stereotipo.
- Scorciatoie inferenziali:scorciatorie cognitive su cui si basa il richiamo alla mente degli schemi che aiutano le persone a produrre inferenze accurate.
- Euristica della rappresentatività: ci permette di assegnare gli oggetti o le persone a una categoria sulla base della somiglianza anche piccola che hanno con la categoria stessa (es: avere i capelli corti e rosa= essere alternativi: NO!)
- Euristica della disponibilità: ci permette di inferire somiglianze, probabilità di verificarsi di un evento sulla base della velocità con cui ci torna alla mente
- Ancoraggio e accomodamento: tecniche in cui le inferenze sono collegate a schemi iniziali che abbiamo nella nostra mente.
La mancata accuratezza dell’inferenza sociale può portare a
formarci impressioni sbagliate sugli altri e sviluppare stereotipi. Potremmo
ridurre questi errori adottando un pensiero più razionale e scientifico.
ATTRIBUIRE LE CAUSE DEL COMPORTAMENTO
- Fritz Heider: credeva che le persone fossero psicologi intuitivi che sanno attribuire causalità ai comportamenti e perciò le persone sono degli psicologi ingenui. Per lui i fattori individuali sono delle attribuzioni interne mentre i fattori ambientali sono attribuzioni esterne. Ciò che ci muove da dentro di ognuno di noi, agli occhi degli altri non è mai chiaro e quindi chi ci osserva può semplicemente ipotizzarne la presenza se non sono presenti delle cause esterne chiare ed evidenti. Tuttavia le persone tendono quasi sempre a preferire delle attribuzioni esterne.
- Harold Kelley: modello della co-variazione secondo cui ognuno di noi osservando qualcuno si chiede se è guidato da delle disposizioni interne oppure se è l’influenza della situazione a determinare il comportamento. Sapere questa cosa ci permette di sapere se quella persone si comporterà sempre così oppure se è dovuto alla situazione. Secondo questo psicologo per scoprire la causa di un comportamento le persone agiscono come piccoli scienziati affidando al fattore che co-varia con il comportamento un ruolo causale. Nell’attribuzione di questo ruolo considerano tuttavia la coerenza, il valore distintivo e il consenso. Alto valore distintivo e alto consenso provoca un attribuzione esterna. Basso valore distintivo e basso consenso provoca un attribuzione interna.
- Bernard Weiner: studio delle cause e delle conseguenze delle attribuzioni fatte da persone in situazioni in cui eseguono un compito con successo o meno; esistono 3 fattori che influenzano l’attribuzione: il luogo, la controllabilità e la stabilità. Prima le persone valutano il successo o l’insuccesso e avranno un esperienza emotiva positiva o negativa. Successivamente attribuiscono delle cause.
- Autopercezione: secondo la teoria di Daryl Bem, facciamo attribuzioni sul nostro comportamento tanto quanto su quello degli altri, grazie all’attribuzione interna aumentiamo la conoscenza di noi stessi e della nostra identità
- Spiegare le nostre emozioni: attivazione fisiologica+cognizione= emozione. Secondo Schachter la labilità influenza l’attribuzione di un’etichetta emotiva in determinati contesti
- Stile attribuzionale: varia tra persone interne che credono che le cose accadono perché lo vogliamo noi e persone esterne che invece ritengono di non aver alcun controllo su quello che accade
- Attribuzioni nelle relazioni di coppia: in questo caso le attribuzioni sono comunicate per soddisfare funzioni diverse e in caso di disaccordo si può creare una situazione di insoddisfazione e difficoltà nella relazione.
Per quanto riguarda le
attribuzioni che le persone fanno, si verificano molto spesso degli errori o
tendenze sistematiche:
1.
Teoria dell’inferenza corrispondente di Ned
Jones: si basa sul concetto che si fanno attribuzioni del comportamento a
disposizioni di fondo. Le disposizioni di fondo sono stabili e ci permettono d
inferire che il comportamento di una persona è prevedibile e ci sentiamo in
grado di controllare il mondo (es: un ragazzo che fa un offerta= persona
caritatevole).
2.
Errore fondamentale di attribuzione o bias di
corrispondenza: tendenza delle persone ad attribuire un determinato
comportamento a disposizioni di fondo della personalità molto stabili anche di
fronte alla palese presenza di cause esterne. Tra gli studiosi di questa
tendenza, Jones e Harris hanno dimostrato che questo tipo di errore è fatto
comunemente da tutti noi (meno marcato nelle culture collettiviste) in quanto
tendiamo a concentrarsi sull’individuo e non sul contesto. Nelle forme più
estreme può essere di tipo essenzialista quando si considerano le disposizioni
interne, responsabili del comportamento, come disposizioni innate, immutabili e
può avere conseguenze negative quando entrano in gioco gli stereotipi negativi.
3.
Effetto attore-osservatore: tendenza con la
quali attribuiamo il nostro comportamento a cause esterne e quello degli altri a cause interne. È
causato principalmente dal centro dell’attenzione (se gli altri sono al centro,
li vediamo fuori dal contesto, in modo individuale, se siamo noi al centro
consideriamo la situazione che ci circonda) e dall’asimmetria dell’informazione
(possediamo maggiore conoscenza di noi stessi e sappiamo che subiamo le forti
influenze della situazione)
4.
Effetto del falso consenso: tendenza egocentrica
a considerare il proprio comportamento più diffuso di quanto lo sia realmente
pensando che gli altri si comportano come noi. Studiato da Ross, Greene e House
che dimostrarono come nasce questa tendenza: innanzitutto cerchiamo sempre
persone che ci assomiglino, crediamo che le nostre opinioni siano importanti e
per noi non esistono alternative, infine abbiamo la motivazione per basare le
nostre opinioni sul consenso che percepiamo dagli altri. Questa tendenza è
rafforzata per le convinzioni importanti di cui siamo maggiormente preoccupati,
per le cose di cui siamo certi, quando avvertiamo minacce esterne e quando
sentiamo di essere circondati da persone simili a noi soprattutto in casi di
appartenenza a minoranza.
5.
Tendenze sistematiche a vantaggio del se: si
basa sul fatto che desideriamo mantenere costante un immagine positiva di noi
stessi, quindi tutto ciò che è positivo lo attribuiamo a cause interne
(autoaccrescimento) e tutto ciò che è negativo lo imputiamo a fattori esterni
(autoprotezione). L’autoaccrescimento è più comune dell’autoprotezione
soprattutto perché le persone con bassa autostima non si autoproteggono e attribuiscono
i loro fallimenti a fattori interni.
6.
Strategia autolesiva: attribuire anticipatamente
i propri fallimenti a o prestazioni negative a fattori esterni; si tratta di
una strategia usata soprattutto quando si prevede di aver sbagliato. In
generale le tendenze sistematiche a vantaggio del se sono regolate dal nostro
bisogno di sapere che possiamo essere artefici del nostro destino e nel fare ciò ci aggrappiamo spesso a
illusioni di controllo dove tendiamo a credere che le cose brutte succedono
alle persone cattive e quelle belle alle persone buone. Sotto questo aspetto il
nostro mondo è un mondo controllabile e sicuro e tendiamo ad incolpare gli
altri delle sfortune che li colpiscono o anche noi stesso in quanto non siamo
stati capaci di controllare la situazione.
SPIEGAZIONE DEL NOSTRO MONDO SOCIALE
Per spiegare il nostro mondo ci avvaliamo di script,
stereotipi e sistemi di credenze e tendiamo molto spesso ad attribuire agli outgroup fattori esterni per i
comportamenti positivi e interni per quelli negativi: esercitiamo l’errore
ultimo di attribuzione (Thomas Pettigrew). Nell’ambito di queste attribuzioni
intergruppo, che variano a secondo che si parli di ingroup o outgroup, si
tratta di attribuzioni etnocentriche in quanto riflettono differenze di stereotipo
e schemi tra l’in e l’out che diventano favorevoli e accentuano la positività
del nostro ingroup. Le attribuzioni stanno alla base dell ideologie di ogni
varia cultura.
Un importante ruolo lo svolgono le rappresentazioni sociali
(a lungo studiate da Serge Moscovici) con cui si cerca di spiegare come si può
sviluppare una conoscenza culturalmente determinata per la spiegazioni di
fenomeni sociali. Si tratta di spiegazioni accettate e condivise comunemente e
si sviluppano grazie alla comunicazione informale tra le persone che cercano di
spiegare tutto ciò che li circonda.
Altro ruolo fondamentale è quello delle voci che permettono
lo sviluppo e la diffusione delle rappresentazioni sociale. Le voci sono delle
informazioni diffuse ma non verificate riguardanti determinati eventi e
fenomeni. La trasmissione di queste avviene per livellamento, accrescimento e
assimilazione: alcune caratteristiche scompaiono e altre informazioni si
ingigantiscono. Le voci si sviluppano solitamente in situazioni di crisi dove
si cerca una risposta a tutti i costi ma far circolare una voce coincide al
contrario ad aumentare l’incertezza e lo stress che già dominavano una
situazione. Le voci spesso possono avere uno scopo preciso(come screditare
qualcuno) o possono essere infondate. Tra le voci più comuni ci sono le teorie
delle cospirazione.
Le teorie della cospirazione sono spiegazioni di eventi
diffusi, a volte complessi e preoccupanti imputabili a piccoli gruppi di
persone. In sostanza tendono ad attribuire la responsabilità di eventi
disastrosi a gruppi che vengono visti come cospiratori ovvero persone che hanno
lo scopo di distruggere e dominare il mondo. Tra i più famosi c’è il mito della
cospirazione degli ebrei.
Queste teorie sono in grado
di ridurre l’incertezza di una situazione in quanto attribuiscono la
responsabilità di eventi a un gruppo di persone piuttosto che a contesti
socio-culturali e storici.
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