giovedì 12 giugno 2014

Conformismo e cambiamento sociale

Abbiamo più volte ribadito che la psicologia sociale secondo la definizione di G. Allport studia come cambiano pensieri, sentimenti e comportamenti dell’individuo in seguito all’influenza oggettiva, implicita e immaginata di altri. Talvolta esistono però delle forze sociali esplicite di cui le persone sono consce le quali influenzano le persone stesse. Altre volte possono essere sottili e non evidenti.

 LA NORMA
Credenza condivisa relativamente al comportamento di un individuo che viene considerato appropriato dal gruppo. Sono descrittive e prescrittive in quanto descrivono gli aspetti che assimilano il comportamento del gruppo. Sono molto simili agli stereotipi anche se  mentre le norme descrivono il comportamento condiviso, gli stereotipi descrivono le generalizzazioni condivise.
Alcune norme hanno ruolo di sfondo e non si vedono; per portarle alla luce, Garfinkel ideò un metodo (etnometodologia) basato sulla violazione delle stesse al fine di rivelarne la presenza o attirare l’attenzione su di esse; Newcomb studiò a sua volta, in una famosa ricerca al Bennington College, gli effetti delle norme sulle persone.
Nonostante i numerosi studi sul campo, le norme si sono sempre dimostrate resistenti al cambiamento in quanto lo scopo principale è fornire stabilità e prevedibilità al gruppo. La nascita di una  norma, tuttavia, è strettamente correlata alla circostanza e per questo seguono gli andamenti della circostanza e del contesto in cui sono inserite e variano per il grado di “tolleranza di un comportamento”.
Per quanto riguarda le modalità di nascita delle norme, Muzafer Sherif condusse uno studio sul cambiamento di un giudizio  individuale-collettivo. Dallo studio emerse che le persone, hanno un bisogno innato di sentirsi sicure di se e fiduciose di ciò che stanno facendo/dicendo/pensando; per fare ciò usano degli schemi di riferimento ovvero un insieme di posizioni medie, comuni o centrali che le persone più rilevanti potrebbero esprimere in un contesto e che sono ritenute più corrette di quelle marginali. Secondo Sherif questo è ciò che porta alla nascita delle norme e per confermare la sua tesi studiò l’effetto autocinetico nel gruppo (utilizzando un punto luminoso che si muoveva in modo soggettivo). Dimostrò che le persone convergevano verso la valutazione media del punto luminoso (norma) e rimanevano influenzati anche quando era richiesta loro di fare una valutazione individualmente. Per questo definì una norma come risultato dell’interazione tra i membri ma anche dotata di vita propria.

IL CONFORMISMO
Per conformismo si intende un cambiamento profondo del comportamento e degli atteggiamenti dell’individuo in seguito a pressione da parte del gruppo,  personale e duraturo nel tempo.
Solomon Asch riteneva che le persone sono conformiste in quanto creano la norma per regolare il proprio comportamento partendo dal comportamento degli altri. Questa caratteristica (influenza del gruppo) viene meno quando si è convinti e sicuri del proprio pensiero o azione e Asch osservò che nell’esperimento di Sherif lo stimolo (punto luminoso) era ambiguo e questo comportava l’instaurazione di una norma in modo veloce cosa che non sarebbe successo se lo stimolo fosse stato chiaro in quanto le persone non si sarebbero fatte influenzare da quello che dicono gli altri perché fermamente convinte della propria posizione (indiscutibile).
Il paradigma sperimentale di Asch prevedeva lo studio di studenti di sesso maschile, che dovevano giudicare quale tra tre linee era uguale alla linea stimolo. Le condizioni sperimentali variavano per numero di individui, caratteristiche dei partecipanti (ingenui o no). I risultati dimostrarono un tasso di conformismo del 33% da cui emersono interessanti conclusioni:
  • I partecipanti si erano conformati alla maggioranza perché inizialmente erano insicuri e temevano la disapprovazioni
  • Gli studenti vedevano realmente in modo diverso rispetto al gruppo ma pensavano che la loro percezione fosse sbagliata e che il gruppo avesse ragione.
  • Alcuni non condividevano la norma di gruppo ma si adeguavano per non apparire diversi.
  • Gli unici a rimanere fedeli alle proprie percezioni erano gli studenti nei quali il principio individualista prevaleva sul collettivismo, per i quali le scelte erano ancorate e per i quali era importante la precisione e la correttezza nello svolgimento del compito.
QUINDI le persone si conformano alla maggioranza anche quanto la scelta maggiore è quella sbagliata, si nega l’evidenza perché risulta conveniente e lo si fa per evitare censura, ridicolo o disapprovazione sociale o semplicemente perché si ha paura.
Alcune persone, per caratteristiche personali, sono più predisposte a conformarsi rispetto ad altre; chi si conforma ha bassa autostima, forte bisogno di sostegno e approvazione, necessità di autocontrollo, basso QI, ansia, senso di colpa, insicurezza, inferiorità.. tuttavia i fattori situazionali sono più importanti della personalità. (le donne si conformano maggiormente su questioni più maschili mentre gli uomini su questioni femminili ed entrambi allo stesso modo su questioni neutre).
Il conformismo è influenzato anche da aspetti culturali in quanto le persone che appartengono a culture collettiviste si conformano alle norme più degli individui che provengono da culture individualistiche.
Un altro aspetto che influenza il conformismo è la dimensione del gruppo: se una maggioranza rimane anonima, il conformismo inizia a stabilizzarsi quando la dimensione è di circa 3-4 individui ma basta anche solo 1 posizione deviante per rovinare l’effetto che passa dal 33 al 5,5%.
Un altro aspetto è l’unanimità: basta solo che manchi questo presupposto per far si che si riduca l’effetto.
Sostenitori, dissenzienti e devianti rompono l’unanimità della maggioranza e sollevano o rendono legittima la possibilità che esista una risposta alternativa alla situazione in esame.

Secondo gli psicologi sono due i processi responsabili del conformismo:
1) L’influenza informativa rappresenta la tendenza ad accettare come reali le opinioni altrui, perché siamo incerti o c’è disaccordo sociale. Facciamo delle verifiche oggettive del problema e se è efficace produce realmente un cambiamento congnitivo.
2) L’influenza normativa rappresenta la tendenza ad adeguarci alle aspettative positive degli altri perché cerchiamo approvazione  e accettazione sociale, vogliamo procedere insieme al gruppo e non essere censurati. Entra in gioco quando crediamo che il gruppo abbia la forza e la capacità di premiarci o punirci a secondo di ciò che facciamo. È efficace se ci sentiamo sotto il controllo del gruppo e crea acquiescenza esteriore. (causa principale del conformismo di Asch).
Il ruolo dell’appartenenza al gruppo è stato studiato dalla teoria dell’identità sociale che tira in gioco l’influenza informativa del referente: quando appartenere a un gruppo è per noi importante proviamo un senso di appartenenza e descriviamo noi stessi nei termini del gruppo; recuperiamo informazioni soprattutto dall’ingroup e creiamo delle norme alle quali ci adeguiamo in quanto rappresenta un interiorizzazione di ciò che crediamo e pensiamo.

ACQUIESCENZA
Sinonimo di conformismo per indicare un cambiamento nel comportamento o negli atteggiamenti collettivi molto superficiale dovuto alle richieste o pressioni del gruppo stesso.
L’acquiescenza indica una risposta comportamentale nei confronti di una richiesta di un altro individuo.
Tra le principali tecniche di accrescimento dell’acquiescenza troviamo quelle usate ad esempio dai venditori.
-Molte di queste si basano sull’accattivamento ovvero il tentativo strategico di conquistare apprezzamento da parte di una persona (manifestando accordo in quello che dicono o fanno, convincendoli e avanzando successivamente una richiesta alla quale non riescono a dire di no).
-Altre tecniche si basano sulla norma di reciprocità che consiste nel trattare gli altri nel modo in cui gli altri trattano noi che fa leva sull’attivazione del senso di colpa nei confronti delle persone che vogliamo “conquistare” (le persone sono più acquiescenti se hanno ricevuto un favore da parte di chi avanza la richiesta).
-La maggior parte si basa però su utilizzo di richieste multipli dove vengono avanzate più richieste contemporaneamente la prima delle quali è quasi sempre un pretesto che ha lo scopo di mediare la seconda che è quella più autentica.
a)    Tecnica del piede nella porta: se si dice si a una richiesta molto piccola e superficiale, si terrà a soddisfarne una seconda molto più grande e rilevante. Versioni più moderne prevedono invece l’avanzamento di richieste in modo graduale.
Questa tecnica non ha sempre esito positivo in quanto il collegamento tra le due richieste si rompe nel momento in cui appaiono squilibrate tra  loro (troppo piccola-troppo grande) e per questo motivo va utilizzata con molta attenzione.
I processi psicologici che regolano questa tecnica stanno nel fatto che le persone una volta che hanno detto si a una richiesta esigua vogliono rafforzare la loro immagine di individui “generosi” e quindi per essere coerenti con il loro punto di vista acconsentono a richieste più grandi. In teoria se fallisce, il grado di acquiescenza dovrebbe ridursi.
b)     Tecnica della porta in faccia: opposta al piede nella porta in quanto ha successo se il favore/richiesta più grande precede quello più piccolo (si pensi alla politica). Un altro fattore determinante del successo è il fatto che entrambe le richieste devono essere avanzate dalla stessa persona in quanto gli individui coinvolti si sentono in “dovere” di ricambiare il favore a chi gli aveva fatto una richiesta maggiore e poi ha ridotto la stessa, infine è opportuno usare un effetto di contrasto per far si che questa strategia funzioni.
c)      Tecnica del colpo basso: consiste nella manipolazione di una trattativa una volta che l’individuo ha accettato e sia pienamente coinvolto; il punto critico sta nella capacità di chi usa questa tecnica di saper indurre il soggetto ad acconsentire prima che vengano rivelati eventuali condizioni per lui sfavorevole (ad esempio costi in più rispetto a quelli elencati dal venditore). Il successo è garantito dal fatto che gli individui una volta detto “si” sono disposti ad accettare piccoli incrementi o variazioni.


OBBEDIENZA ALL’AUTORITA’
Gli studi di Asch vennero duramente criticati e tra i principali oppositori ci fu Stanley Milgram in quale cercò di rifare l’esperimento dei tre segmenti ma utilizzando un compito che avrebbe avuto delle conseguenze rilevanti a seconda della posizione che si assumeva (di conformarsi o rimanere indipendente).
Il suo esperimento era basato sull’utilizzo di scariche elettriche che venivano inflitte da parte di un gruppo di collaboratori che apparentemente sembravano essere dirette a una persona. Per il suo studio dovette creare un gruppo di controllo per poter misurare la volontà di base delle persone di infliggere scariche elettriche ad altre persone. Fu inoltre influenzato dall’opera di Eichmann (ufficiale nazista) che in un libro descrisse il processo di influenza esercitato da Hitler verso tutti i seguaci e concludendo che molti nazisti non odiavano gli ebrei ma fecero quello che fecero perché avevano ricevuto un ordine da parte di quella che per loro era un autorità.
Milgram decise di approfondire gli studi sull’obbedienza con i quali volle dimostrare che le persone subiscono un processo di socializzazione che le porta a rispettare le autorità. Questo processo provoca uno stato di obbedienza incondizionata che Milgram chiama stato di agente dove le persone non si sentono più responsabili di ciò che fanno e trasferiscono questa responsabilità a chi ha impartito loro degli ordini.

Cosa spiega l’obbedienza?
  1. la linea di azione viene presentata inizialmente come un qualcosa di innocuo, giusto o corretto e le persone una volta coinvolte trovano difficoltà a cambiare idea; 
  2. la contiguità della vittima, vicinanza o esplicita presenza della vittima ci può rendere compassionevoli, ma se non la vediamo continuiamo ad eseguire gli ordini
  3. la contiguità della figura autorevole, riduciamo l’obbedienza se chi ci ha dato gli ordini non è presente fisicamente
  4. la forte pressione del gruppo e in particolare la disobbedienza di gruppo aiuta a confermare a noi stessi se stiamo facendo la cosa giusta o quella sbagliata.
  5. I simboli di autorità e la legittimazione dell’autorità.
Gli esseri umani per natura tuttavia, tendono a obbedire agli ordini senza riflettere su cosa gli viene richiesto e sulle conseguenze possibili della loro obbedienza nei confronti di altri. L’obbedienza a volte può essere anche utile soprattutto in situazioni di emergenza o in cui bisogna agire nel minor tempo possibile può avere delle conseguenze positive rilevanti.
Le differenze tra gli esperimenti di Milgram e l’Olocausto che sono state affermate sono:
-          le persone degli esperimenti a volte erano contrari agli ordini, i nazisti agivano spesso in modo volontario e sadico.
-          L’autorità in entrambi casi era legittima ma nell’esperimento di Milgram si parla di un’ autorità del tutto esperta.
Etica degli esperimenti di Milgram:  i partecipanti erano convinti di infliggere scosse elettriche a individui umani provocando forti dolori e questo non era vero, durante i colloqui di debriefing, l’83,7% si rivelò soddisfatto di aver partecipato e l’1,3% fu molto dispiaciuto.
In sintesi, è molto difficile valutare obiettivamente l’importanza della ricerca, i partecipanti erano liberi di lasciare in qualsiasi momento ma non fu esplicitamente detto in quanto lo scopo della ricerca era quello di persuaderli, infine i partecipanti erano volontari e in questo senso non fu loro detta la vera natura dell’esperimento. In questo studio si è rivelato importante l’uso dell’inganno che ricordiamo essere tutelato e regolato dal codice etico dell’APA.

INFLUENZA DELLA MINORANZA
Sono stati condotti alcuni studi su come piccoli gruppi (minoranze) o singoli individui possono essere in grado di cambiare le opinioni della maggioranza. Asch, che già era stato pioniere degli studi sulla devianza del singolo individuo, si occupò di approfondire la tematica; in alcuni esperimenti notò che la minoranza aveva avuto un impatto sulla maggioranza anche se non aveva prodotto un vero e proprio cambiamento. Questo viene definito sottoforma di influenza della minoranza.
Sergio Moscovici criticò questi ricercatori in quanto secondo lui erano vittime della tendenza sistematica del conformismo dove l’influenza sociale viene considerata una funzione adattiva della vita e dove il conformismo viene visto come un processo unidirezionale verso la maggioranza. Ciò non è sempre vero in quanto spesso cambiamenti nelle circostanze richiedono cambiamenti nelle norme e soprattutto siamo certi delle nostre credenze e opinioni quando esse concordano con quelle degli altri.

All’interno dei gruppi ci possono essere quindi delle situazioni di conflitto alle quali le persone possono conformarsi, mediare raggiungendo un punto di incontro oppure innovando attraverso la persuasione della minoranza nei confronti della maggioranza.
In ogni caso il conflitto non è visto come qualcosa di piacevole da parte del gruppo (maggioranza) e per questo motivo la minoranza cerca di approfittare di queste situazioni di debolezza e disequilibrio per attirare l’attenzione su di se. La minoranza può anche riuscirci ma il buon esito dipende dallo stile comportamentale che decide di adottare che verte prima di tutto sulla coerenza. Una minoranza coerente è in grado di produrre dubbio e incertezza nella maggioranza, attirare l’attenzione verso di se, far capire che esiste davvero un punto di vista diverso da quello che si pensava fosse l’unico a regnare nel gruppo, dimostrare sicurezza e coinvolgimento in ciò in cui si crede, mostrare che accettare il suo punto di vista è l’unica soluzione al conflitto. È importante inoltre che la minoranza per essere coerente ed efficace non sia mossa da interessi personali o pressioni esterne e che abbia scelto il suo punto di vista liberamente.  Sono tutti aspetti che incoraggiano le persone a prendere in considerazione l’esistenza di un alternativa e talvolta a cambiare i propri atteggiamenti.
Le minoranze sono incluse all’interno del gruppo ma non hanno sempre vita facile, vengono spesso stigmatizzate, etichettate come outgroup o individui devianti; le loro opinioni non sono considerate, sono rifiutate e screditate.
Bill Crano. Per poter raggiungere un buon livello di efficacia, le minoranze, devono cercare di stabilire le proprie credenze come ingroup e successivamente attirare a se l’attenzione; questo produce il contratto di tolleranza che mette la maggioranza in una posizione di tollerenza del punto di vista minoritario.

Influenza della maggioranza vs. Influenza della minoranza: 
La prima produce acquiescenza pubblica, ovvero si accettano le opinioni senza neanche ragionarle. La seconda produce un cambiamento nell’opinione a livello privato dovuto all’effetto conversione esercitato dalla minoranza. È opinione comune che il pensiero minoritario suscita creatività, curiosità, originalità e maggiore elaborazione dell’informazione.


Teoria dell’impatto sociale di Bibb Latanè:
La crescita di dimensione di una fonte di influenza provoca sempre più influenza con cambiamenti incrementali che sono dovuti a fonti addizionali che decrescono all’aumentare della dimensione( si pensi all’accensione di una luce in una stanza buia e all’accensione contigua di luci dopo la prima: l’effetto è maggiore nella prima condizione). In ogni caso la maggioranza raggiunge un punto in cui si stabilizza (l’aggiunta di un nuovo membro alla maggioranza non ha grandi impatti sul gruppo) mentre la minoranza anche se con impatto limitato non ha raggiunto un livello di stabilità in quanto l’aggiunta di nuovo membro al gruppo minoritario ha un impatto molto forte sul gruppo.

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