Abbiamo più volte ribadito che la
psicologia sociale secondo la definizione di G. Allport studia come cambiano
pensieri, sentimenti e comportamenti dell’individuo in seguito all’influenza
oggettiva, implicita e immaginata di altri. Talvolta esistono però delle forze
sociali esplicite di cui le persone sono consce le quali influenzano le persone
stesse. Altre volte possono essere sottili e non evidenti.
LA NORMA
Credenza condivisa relativamente al
comportamento di un individuo che viene considerato appropriato dal gruppo.
Sono descrittive e prescrittive in quanto descrivono gli
aspetti che assimilano il comportamento del gruppo. Sono molto simili agli
stereotipi anche se mentre le norme
descrivono il comportamento condiviso, gli stereotipi descrivono le
generalizzazioni condivise.
Alcune norme hanno ruolo di sfondo
e non si vedono; per portarle alla luce, Garfinkel ideò un metodo (etnometodologia) basato sulla
violazione delle stesse al fine di rivelarne la presenza o attirare
l’attenzione su di esse; Newcomb studiò a sua volta, in una
famosa ricerca al Bennington College, gli effetti delle norme sulle persone.
Nonostante i numerosi studi sul
campo, le norme si sono sempre dimostrate resistenti al cambiamento in quanto
lo scopo principale è fornire stabilità e prevedibilità al gruppo. La nascita
di una norma, tuttavia, è strettamente
correlata alla circostanza e per questo seguono gli andamenti della circostanza
e del contesto in cui sono inserite e variano per il grado di “tolleranza di un
comportamento”.
Per quanto riguarda le modalità di
nascita delle norme, Muzafer Sherif condusse uno studio
sul cambiamento di un giudizio individuale-collettivo.
Dallo studio emerse che le persone, hanno un bisogno innato di sentirsi sicure
di se e fiduciose di ciò che stanno facendo/dicendo/pensando; per fare ciò
usano degli schemi di riferimento
ovvero un insieme di posizioni medie,
comuni o centrali che le persone più rilevanti potrebbero esprimere in un
contesto e che sono ritenute più corrette di quelle marginali. Secondo
Sherif questo è ciò che porta alla nascita delle norme e per confermare la sua
tesi studiò l’effetto autocinetico
nel gruppo (utilizzando un punto luminoso che si muoveva in modo soggettivo).
Dimostrò che le persone convergevano verso la valutazione media del punto
luminoso (norma) e rimanevano influenzati anche quando era richiesta loro di
fare una valutazione individualmente. Per questo definì una norma come
risultato dell’interazione tra i membri ma anche dotata di vita propria.
IL CONFORMISMO
Per conformismo si intende un
cambiamento profondo del comportamento e degli atteggiamenti dell’individuo in
seguito a pressione da parte del gruppo,
personale e duraturo nel tempo.
Solomon Asch riteneva che le persone sono conformiste in quanto creano
la norma per regolare il proprio comportamento partendo dal comportamento degli
altri. Questa caratteristica (influenza del gruppo) viene meno quando si è
convinti e sicuri del proprio pensiero o azione e Asch osservò che
nell’esperimento di Sherif lo stimolo (punto luminoso) era ambiguo e questo
comportava l’instaurazione di una norma in modo veloce cosa che non sarebbe
successo se lo stimolo fosse stato chiaro in quanto le persone non si sarebbero
fatte influenzare da quello che dicono gli altri perché fermamente convinte
della propria posizione (indiscutibile).
Il paradigma sperimentale di Asch
prevedeva lo studio di studenti di sesso maschile, che dovevano giudicare quale
tra tre linee era uguale alla linea stimolo. Le condizioni sperimentali
variavano per numero di individui, caratteristiche dei partecipanti (ingenui o
no). I risultati dimostrarono un tasso di conformismo del 33% da cui emersono
interessanti conclusioni:
- I partecipanti si erano conformati alla maggioranza perché inizialmente erano insicuri e temevano la disapprovazioni
- Gli studenti vedevano realmente in modo diverso rispetto al gruppo ma pensavano che la loro percezione fosse sbagliata e che il gruppo avesse ragione.
- Alcuni non condividevano la norma di gruppo ma si adeguavano per non apparire diversi.
- Gli unici a rimanere fedeli alle proprie percezioni erano gli studenti nei quali il principio individualista prevaleva sul collettivismo, per i quali le scelte erano ancorate e per i quali era importante la precisione e la correttezza nello svolgimento del compito.
Alcune persone, per caratteristiche personali, sono più
predisposte a conformarsi rispetto ad altre; chi si conforma ha bassa
autostima, forte bisogno di sostegno e approvazione, necessità di
autocontrollo, basso QI, ansia, senso di colpa, insicurezza, inferiorità..
tuttavia i fattori situazionali sono più importanti della personalità. (le
donne si conformano maggiormente su questioni più maschili mentre gli uomini su
questioni femminili ed entrambi allo stesso modo su questioni neutre).
Il conformismo è influenzato anche
da aspetti culturali in quanto le
persone che appartengono a culture collettiviste si conformano alle norme più
degli individui che provengono da culture individualistiche.
Un altro aspetto che influenza il
conformismo è la dimensione del gruppo:
se una maggioranza rimane anonima, il conformismo inizia a stabilizzarsi quando
la dimensione è di circa 3-4 individui ma basta anche solo 1 posizione deviante
per rovinare l’effetto che passa dal 33 al 5,5%.
Un altro aspetto è l’unanimità: basta solo che manchi
questo presupposto per far si che si riduca l’effetto.
Sostenitori, dissenzienti e
devianti rompono l’unanimità della maggioranza e sollevano o rendono legittima
la possibilità che esista una risposta alternativa alla situazione in esame.
Secondo gli psicologi sono due i
processi responsabili del conformismo:
1) L’influenza informativa rappresenta la tendenza
ad accettare come reali le opinioni altrui, perché siamo incerti o c’è
disaccordo sociale. Facciamo delle verifiche oggettive del problema e se è
efficace produce realmente un cambiamento congnitivo.
2) L’influenza normativa rappresenta la
tendenza ad adeguarci alle aspettative positive degli altri perché cerchiamo
approvazione e accettazione sociale,
vogliamo procedere insieme al gruppo e non essere censurati. Entra in gioco
quando crediamo che il gruppo abbia la forza e la capacità di premiarci o
punirci a secondo di ciò che facciamo. È efficace se ci sentiamo sotto il
controllo del gruppo e crea acquiescenza esteriore. (causa principale del
conformismo di Asch).
Il ruolo dell’appartenenza al
gruppo è stato studiato dalla teoria dell’identità sociale che tira in gioco
l’influenza informativa del referente: quando appartenere a un gruppo è per noi
importante proviamo un senso di appartenenza e descriviamo noi stessi nei
termini del gruppo; recuperiamo informazioni soprattutto dall’ingroup e creiamo
delle norme alle quali ci adeguiamo in quanto rappresenta un interiorizzazione
di ciò che crediamo e pensiamo.
ACQUIESCENZA
Sinonimo di conformismo per
indicare un cambiamento nel comportamento o negli atteggiamenti collettivi
molto superficiale dovuto alle richieste o pressioni del gruppo stesso.
L’acquiescenza indica una risposta
comportamentale nei confronti di una richiesta di un altro individuo.
Tra le principali tecniche di
accrescimento dell’acquiescenza troviamo quelle usate ad esempio dai venditori.
-Molte di queste si basano sull’accattivamento ovvero il tentativo
strategico di conquistare apprezzamento da parte di una persona (manifestando
accordo in quello che dicono o fanno, convincendoli e avanzando successivamente
una richiesta alla quale non riescono a dire di no).
-Altre tecniche si basano sulla norma di reciprocità che consiste nel
trattare gli altri nel modo in cui gli altri trattano noi che fa leva
sull’attivazione del senso di colpa nei confronti delle persone che vogliamo
“conquistare” (le persone sono più acquiescenti se hanno ricevuto un favore da
parte di chi avanza la richiesta).
-La maggior parte si basa però su utilizzo di richieste multipli dove
vengono avanzate più richieste contemporaneamente la prima delle quali è quasi
sempre un pretesto che ha lo scopo di mediare la seconda che è quella più
autentica.
a) Tecnica del piede
nella porta: se si dice si a una richiesta
molto piccola e superficiale, si terrà a soddisfarne una seconda molto più
grande e rilevante. Versioni più moderne prevedono invece l’avanzamento di
richieste in modo graduale.
Questa
tecnica non ha sempre esito positivo in quanto il collegamento tra le due
richieste si rompe nel momento in cui appaiono squilibrate tra loro (troppo piccola-troppo grande) e per
questo motivo va utilizzata con molta attenzione.
I
processi psicologici che regolano questa tecnica stanno nel fatto che le
persone una volta che hanno detto si a una richiesta esigua vogliono rafforzare
la loro immagine di individui “generosi” e quindi per essere coerenti con il
loro punto di vista acconsentono a richieste più grandi. In teoria se fallisce,
il grado di acquiescenza dovrebbe ridursi.
b)
Tecnica della porta
in faccia: opposta al piede nella porta in
quanto ha successo se il favore/richiesta più grande precede quello più piccolo
(si pensi alla politica). Un altro fattore determinante del successo è il fatto
che entrambe le richieste devono essere avanzate dalla stessa persona in quanto
gli individui coinvolti si sentono in “dovere” di ricambiare il favore a chi
gli aveva fatto una richiesta maggiore e poi ha ridotto la stessa, infine è
opportuno usare un effetto di contrasto per far si che questa strategia
funzioni.
c)
Tecnica del colpo
basso:
consiste nella manipolazione di una
trattativa una volta che l’individuo ha accettato e sia pienamente coinvolto;
il punto critico sta nella capacità di chi usa questa tecnica di saper indurre
il soggetto ad acconsentire prima che vengano rivelati eventuali condizioni per
lui sfavorevole (ad esempio costi in più rispetto a quelli elencati dal
venditore). Il successo è garantito dal fatto che gli individui una volta detto
“si” sono disposti ad accettare piccoli incrementi o variazioni.
OBBEDIENZA ALL’AUTORITA’
Gli studi di Asch vennero
duramente criticati e tra i principali oppositori ci fu Stanley Milgram in quale
cercò di rifare l’esperimento dei tre segmenti ma utilizzando un compito che
avrebbe avuto delle conseguenze rilevanti a seconda della posizione che si
assumeva (di conformarsi o rimanere indipendente).
Il suo esperimento era basato
sull’utilizzo di scariche elettriche che venivano inflitte da parte di un
gruppo di collaboratori che apparentemente sembravano essere dirette a una
persona. Per il suo studio dovette creare un gruppo di controllo per poter misurare
la volontà di base delle persone di infliggere scariche elettriche ad altre
persone. Fu inoltre influenzato dall’opera di Eichmann (ufficiale nazista) che
in un libro descrisse il processo di influenza esercitato da Hitler verso tutti
i seguaci e concludendo che molti nazisti non odiavano gli ebrei ma fecero
quello che fecero perché avevano ricevuto un ordine da parte di quella che per
loro era un autorità.
Milgram decise di approfondire gli
studi sull’obbedienza con i quali volle dimostrare che le persone subiscono un
processo di socializzazione che le porta a rispettare le autorità. Questo
processo provoca uno stato di obbedienza incondizionata che Milgram chiama stato di agente dove le persone non si
sentono più responsabili di ciò che fanno e trasferiscono questa responsabilità
a chi ha impartito loro degli ordini.
Cosa spiega l’obbedienza?
- la
linea di azione viene presentata inizialmente come un qualcosa di innocuo,
giusto o corretto e le persone una volta coinvolte trovano difficoltà a
cambiare idea;
- la
contiguità della vittima, vicinanza o esplicita presenza della vittima ci
può rendere compassionevoli, ma se non la vediamo continuiamo ad eseguire
gli ordini
- la
contiguità della figura autorevole, riduciamo l’obbedienza se chi ci ha
dato gli ordini non è presente fisicamente
- la
forte pressione del gruppo e in particolare la disobbedienza di gruppo
aiuta a confermare a noi stessi se stiamo facendo la cosa giusta o quella
sbagliata.
- I
simboli di autorità e la legittimazione dell’autorità.
Gli esseri umani per natura
tuttavia, tendono a obbedire agli ordini senza riflettere su cosa gli viene
richiesto e sulle conseguenze possibili della loro obbedienza nei confronti di
altri. L’obbedienza a volte può essere anche utile soprattutto in situazioni di
emergenza o in cui bisogna agire nel minor tempo possibile può avere delle
conseguenze positive rilevanti.
Le differenze tra gli esperimenti
di Milgram e l’Olocausto che sono state affermate sono:
-
le persone degli
esperimenti a volte erano contrari agli ordini, i nazisti agivano spesso in
modo volontario e sadico.
-
L’autorità in entrambi
casi era legittima ma nell’esperimento di Milgram si parla di un’ autorità del
tutto esperta.
Etica degli esperimenti di Milgram: i partecipanti erano
convinti di infliggere scosse elettriche a individui umani provocando forti
dolori e questo non era vero, durante i colloqui di debriefing, l’83,7% si
rivelò soddisfatto di aver partecipato e l’1,3% fu molto dispiaciuto.
In sintesi, è molto difficile
valutare obiettivamente l’importanza della ricerca, i partecipanti erano liberi
di lasciare in qualsiasi momento ma non fu esplicitamente detto in quanto lo
scopo della ricerca era quello di persuaderli, infine i partecipanti erano
volontari e in questo senso non fu loro detta la vera natura dell’esperimento.
In questo studio si è rivelato importante l’uso dell’inganno che ricordiamo
essere tutelato e regolato dal codice etico dell’APA.
INFLUENZA DELLA MINORANZA
Sono stati condotti alcuni studi
su come piccoli gruppi (minoranze) o singoli individui possono essere in grado
di cambiare le opinioni della maggioranza. Asch, che già era stato pioniere
degli studi sulla devianza del singolo individuo, si occupò di approfondire la
tematica; in alcuni esperimenti notò che la minoranza aveva avuto un impatto
sulla maggioranza anche se non aveva prodotto un vero e proprio cambiamento.
Questo viene definito sottoforma di influenza
della minoranza.
Sergio Moscovici criticò questi
ricercatori in quanto secondo lui erano vittime della tendenza sistematica del
conformismo dove l’influenza sociale viene considerata una funzione adattiva
della vita e dove il conformismo viene visto come un processo unidirezionale
verso la maggioranza. Ciò non è sempre vero in quanto spesso cambiamenti nelle
circostanze richiedono cambiamenti nelle norme e soprattutto siamo certi delle
nostre credenze e opinioni quando esse concordano con quelle degli altri.
All’interno dei gruppi ci possono
essere quindi delle situazioni di conflitto alle quali le persone possono
conformarsi, mediare raggiungendo un punto di incontro oppure innovando
attraverso la persuasione della minoranza nei confronti della maggioranza.
In ogni caso il conflitto non è
visto come qualcosa di piacevole da parte del gruppo (maggioranza) e per questo
motivo la minoranza cerca di approfittare di queste situazioni di debolezza e
disequilibrio per attirare l’attenzione su di se. La minoranza può anche
riuscirci ma il buon esito dipende dallo stile comportamentale che decide di
adottare che verte prima di tutto sulla coerenza. Una minoranza coerente è in
grado di produrre dubbio e incertezza nella maggioranza, attirare l’attenzione
verso di se, far capire che esiste davvero un punto di vista diverso da quello
che si pensava fosse l’unico a regnare nel gruppo, dimostrare sicurezza e
coinvolgimento in ciò in cui si crede, mostrare che accettare il suo punto di
vista è l’unica soluzione al conflitto. È importante inoltre che la minoranza
per essere coerente ed efficace non sia mossa da interessi personali o pressioni
esterne e che abbia scelto il suo punto di vista liberamente. Sono tutti aspetti che incoraggiano le
persone a prendere in considerazione l’esistenza di un alternativa e talvolta a
cambiare i propri atteggiamenti.
Le minoranze sono incluse
all’interno del gruppo ma non hanno sempre vita facile, vengono spesso
stigmatizzate, etichettate come outgroup o individui devianti; le loro opinioni
non sono considerate, sono rifiutate e screditate.
Bill Crano. Per poter raggiungere un buon livello di efficacia, le
minoranze, devono cercare di stabilire le proprie credenze come ingroup e
successivamente attirare a se l’attenzione; questo produce il contratto di
tolleranza che mette la maggioranza in una posizione di tollerenza del punto di
vista minoritario.
Influenza della
maggioranza vs. Influenza della minoranza:
La prima produce acquiescenza pubblica, ovvero si accettano
le opinioni senza neanche ragionarle. La seconda produce un cambiamento
nell’opinione a livello privato dovuto all’effetto conversione esercitato dalla
minoranza. È opinione comune che il pensiero minoritario suscita creatività,
curiosità, originalità e maggiore elaborazione dell’informazione.
Teoria dell’impatto sociale di Bibb Latanè:
La crescita di dimensione di una fonte di influenza provoca
sempre più influenza con cambiamenti incrementali che sono dovuti a fonti
addizionali che decrescono all’aumentare della dimensione( si pensi
all’accensione di una luce in una stanza buia e all’accensione contigua di luci
dopo la prima: l’effetto è maggiore nella prima condizione). In ogni caso la
maggioranza raggiunge un punto in cui si stabilizza (l’aggiunta di un nuovo
membro alla maggioranza non ha grandi impatti sul gruppo) mentre la minoranza anche
se con impatto limitato non ha raggiunto un livello di stabilità in quanto
l’aggiunta di nuovo membro al gruppo minoritario ha un impatto molto forte sul
gruppo.
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